STEFANO DI BATTISTA


“La dolce Vita - Stefano Di Battista 5tet

Andrea Rea pianoforte - Daniele Sorrentino contrabbasso - Luigi Del Prete batteria - Matteo Cutello tromba 

Stefano Di Battista  con il concerto  “La dolce vita”, fa un omaggio allo splendore della grande musica italiana, con reinterpretazioni di celebri e meravigliosi brani di Paolo Conte, Lucio Dalla, Nino Rota, Domenico Modugno, Nicola Piovani, Armando Trovajoli, Piero Umiliani, Ennio Morricone, Renato Carosone, Bobby Solo, Lucio Quarantotto. Il repertorio proposto spazia  tra  la magia di Roma  nun fa la stupida stasera,   allAmarcord felliniano trasformato in musica da Nino Rota, all’arte sopraffina dell’Ennio Morricone de La Califfa, per arrivare a  Con te partirò   che nelle sue mani diventa una sorta di magico portale tra passato e presente, o alla “consumatissima” Volare (Nel blu dipinto di blu)   che Di Battista porta fuori dell’ovvio e fa rinascere cogliendo in pieno lo spirito ‘surrealista’ della canzone.

 

“Morricone Stories” - Stefano Di Battista 4tet

  Andrea rea Pianoforte - Daniele Sorrentino Contrabbasso - Luigi Del Prete Batteria

 

“Morricone Stories” è un omaggio al grande compositore e Premio Oscar. Un matrimonio perfetto tra jazz e una selezione tra le oltre 500 colonne sonore morriconiane: da film come “C’era una volta in America”, “Il buono, il brutto e il cattivo”, “The Mission” e “Veruschka” fino al brano “Flora” che il Maestro scrisse proprio a Di Battista.

La musica di Morricone significa esaltazione di tracce melodiche spesso fortemente emozionali, in una trama di armonie intelligenti, ed è esattamente quello che fa il jazz, e ancora di più quello che fa uno come Stefano Di Battista, che con i temi del Maestro gioca come se fossero materia magica, sostanza di quella speciale e misteriosa zona della musica che ci riempie quasi inspiegabilmente l’anima.  

Ricercatezze certo, ma molto preziose, con il godimento puro di ascoltare temi conosciuti che diventano perfetti standard jazz, come Metti una sera a cena, swingante e ironica, oppure Il buono, il brutto e il cattivo che si rivela come un duello di improvvisazioni - col sax che prende la parte di quel breve spunto di note che all’origine fu ispirato dal verso del coyote - prima di sciogliersi nell’emozione purissima del Tema di Deborah di C’era una volta in America che è una delle più belle invenzioni di Morricone, alla quale teneva moltissimo perché esprimeva molto bene il suo ideale di melodia, scritta con un esiguo numero di note e con il massimo risultato. Per non dire della delicata rilettura di The mission, con un elegante passaggio dall’oboe originale al sax soprano.

Un meccanismo perfetto, come se una parte del pensiero di Morricone fosse stata sempre, magari senza saperlo, votata al jazz.